Panda, la compagna di mille viaggi
Un legame speciale che non conosce tempo
La mitica Fiat Panda nasce nel lontano 1980 da un colpo di genio di Giorgetto Giugiaro: un piccolo gioiellino a quattro ruote che ha conquistato i cuorr di tutti. Anche su Subito, dove è sempre tra le parole più cercate
Quale era il segreto della prima Panda?
Sicuramente il suo design semplice ma super affascinante. Essere leggera come una piuma, solo 700 kg, e avere dei motori piccoli ma tosti, da 30 a 45 cavalli! Risultato? Un’auto super economica da mantenere e una gioia da guidare!
Un gioiellino che, però, dopo qualche lustro aveva bisogno di un refresh per affrontare le sfide del nuovo millennio. Nasce così nel 2003 la seconda generazione che si sarebbe dovuta chiamare Gingo. Ma, data l’assonanza con la rivale Twingo, si è deciso di mantenere il nome storico Panda... e meno male!
Nel 2012 fa la sua attesissima comparsa la terza generazione della piccola Fiat, con un look rinnovato dalle linee più morbide che conquista i mercati e i cuori dei Panda lovers anche nella versione 4×4.
Perché la Panda si chiama così?
La risposta sembra scontata: la Panda ha preso il nome dal simpatico animaletto che vive in Cina, un perfetto mix di dolcezza e indolenza che ha ispirato storie, film e cartoons in ogni epoca…
E invece no!
Il nome Panda ha un’origine tanto affascinante quanto insospettabile: deriva dal nome della divinità minore romana, Panda appunto, protettrice dei viaggiatori, che teneva libere le strade. Il verbo latino pandere, infatti, significa aprire.
In viaggio verso le stelle
La mitica Panda è anche una star del cinema. Protagonista della fuga di Lino Banfi e Edwige Fenech in Zucchero, miele e peperoncino, macchina simbolo in Benvenuti al Nord di Claudio Bisio nonché causa della commedia dei malintesi di Sordi, Io so che tu sai che io so con l’indimenticata Monica Vitti.
Ma il nostro Pandino va molto, molto oltre: è la macchina nientepopodimeno del deus ex machina che risolve il Pap’occhio alla guida di un modello rosso targato PAR 0001, nel film cult di Renzo Arbore.
Dal cinema alla realtà: nella versione spagnola della Seat, il nostro pandino nel 1982 diventa Papamobile e accompagna Giovanni Paolo II a incontrare i fedeli allo stadio Camp Nou a Barcellona e Madrid al Bernabeu.
Ma la Panda è molto altro
Come dimenticare la Mitica Panda Cabrio Italia ‘90, un vero cult per gli appassionati del mondo Fiat e della nazionale italiana. Creata come macchina ufficiale delle notti magiche di Schillaci & Co, con 4 palloni sui cerchioni, è stata un’apparizione breve ma intensa e ora vive nei sogni dei collezionisti. E Ciao.
Ma la Panda ha sempre avuto tantissimi appassionati e una serie di edizioni speciali, tutte indimenticabili per motivi diversi:la Panda Tacchini, la Panda Sisley, la Alessi, la recentissima Trussardi, la Panda Young, la Monster, la Mamy, la Fendi, la Rock e la Moretti, solo per citarne alcune.
Panda, tra passato e futuro
Nel lontanissimo 1990, quando le auto elettriche erano solo un sogno lontano, Fiat ebbe il coraggio di lanciare la Panda Elettra. Una piccola citycar a zero emissioni, decisamente futuristica, ma con un’autonomia di soli 100 km e una velocità massima di 70 km/h. Il successo Elettra si incagliò nel prezzo piuttosto elevato: oltre 25 milioni di lire, uno sproposito per quegli anni.
Ma quando si è predestinati, non si può sfuggire al proprio fato. Per i suoi 125 anni, Fiat si regala Grande Panda, il nuovo city suv che, nella sua versione totalmente elettrica, ha un’autonomia fino a 360 km.
Eh sì la Panda può andare molto, molto lontano. E noi lo diciamo da sempre.
Credit video: BCube