Gli orologi e la sostenibilità
Dal riciclo ai materiali eco-compatibili.
I tema della sostenibilità continua ad essere molto sentito nonostante non copra le prime pagine dei giornali. Il paradigma “Green” è sempre al centro dell’agenda, in particolare quella del segmento auto e trasporti in cui il tema del full electric è tornato, dopo una breve parentesi, in auge. Purtroppo, il focus sui trasporti nasconde il fatto che l’industria dei prodotti di largo consumo ha da tempo sposato il dogma della sostenibilità e non potrebbe essere altrimenti se consideriamo che produrre un orologio in materiali riciclati è comprensibilmente più facile che convertire l’industria dell’auto e la sua filiera, soprattutto se pensiamo alla crescente curva dei prezzi.
Un percorso intrapreso da anni
Nella fascia accessibile del mercato, quella popolata dai cosiddetti “prodotti di sostituzione”, sono numerosi i marchi che hanno sostituito la onnipresente plastica con soluzioni eco-compatibili.
Hanno iniziato alcuni marchi con la produzione di orologi in legno, raccontando una storia degna di una puntata dei Flintstones, che dimostra quanto vasta sia la disponibilità di risorse alternative, sebbene il legno possa difficilmente essere considerato quale parte di un ciclo sostenibile a meno che non provenga da un processo di riciclo. Ben più interessante, considerando la tecnologia di cui dispone e gli investimenti di cui è capace, è il progetto industriale di Swatch che si è posta l’obiettivo di trasformare la sua produzione in bioplastica prima e Bioceramic ora.
La prima viene ottenuta da olio di ricino e sostituisce completamente la vecchia plastica, Bioceramic aggiunge alla formula iniziale la ceramica da ossido di zirconio per associare una superiore esperienza d’uso per resistenza (ai graffi della ceramica) e per uso che va sotto il nome di “touch and feel” e racchiude l’insieme di percezioni tattili e visive che ti fanno apprezzare, di più o di meno, un prodotto al primo contatto. Versatilità e maturità di queste tecnologie sono ben spiegate dalla varietà di colori e geometrie possibili. Il discorso è un pò più complesso nel segmento della media ed alta orologeria, in cui l’esclusività è associata al tipo dei materiali utilizzati, alle finiture tipiche del settore ed alla meccanica. L’industria ha dovuto così confrontarsi con vincoli psicologici e tradizioni secolari, ma il progresso è più avanti di quanto si immagini.
Il trigger è stato la politica di conservazione dei nostri mari, delle specie protette continuamente minacciate, tra gli altri, dalla plastica rilasciata dall’uomo. Molti sono i marchi che si sono da tempo cimentati con il riciclo usando questa plastica per la costruzione di cinturini in eco-pelle o nylon riciclato. Almeno una quota, seppur piccola, di alcuni orologi subacquei è frutto di un processo del genere. Dal cinturino si è passati al quadrante: Breitling ed Oris sono tra i marchi svizzeri che per primi hanno creato progetti specifici in tal senso.
Più complesso è il tema della totale riciclabilità che, al momento, è stato affrontato con decisione solo da Panerai, che della sostenibilità ha fatto una bandiera tanto da coinvolgere atenei e scuole di business italiane in un percorso di sensibilizzazione. Alcuni orologi Panerai prevedono un’aliquota di riciclo non inferiore al 52% per arrivare fino al 99% su alcuni modelli flagship. E’, al momento, l’unico marchio di lusso ad aver affrontato il tema con un progetto industriale corposo, di lungo periodo, che coinvolge l’intera catena dello sviluppo prodotto.
di Gaetano Cimmino